Ecobonus e Sismabonus: CNA ricorre all’Antitrust e alla Commissione europea

Riunione decreto crescita

Ecobonus e Sismabonus: CNA ricorre all’Antitrust e alla Commissione europea

CNA ricorre all’Antitrust e alla Commissione europea contro la modalità di sconto in fattura prevista dal Decreto crescita: “Altera la concorrenza e danneggia artigiani e Pmi”

Il 27 giugno il Parlamento ha convertito in legge il DL Crescita. Per la filiera impiantistica, e non solo, protagonista sul fronte dell’efficientamento energetico degli edifici e della sostenibilità ambientale l’articolo 10 (Modifiche alla disciplina degli incentivi per gli interventi di efficienza energetica e rischio sismico) assume grande rilievo per l’introduzione dell’ecobonus scontato direttamente in fattura.

 

Il mercato è rilevante. Secondo l’ultimo Rapporto Enea i lavori di efficientamento energetico del patrimonio edilizio che hanno beneficiato dell’Ecobonus nel 2018 sono stati 334mila con 3,3 miliardi di euro di investimenti.

 

Lo sconto in fattura previsto nel Decreto crescita altera la concorrenza, avvantaggia i grandi gruppi a discapito delle piccole e medie aziende: 140mila imprese che danno lavoro a circa 500mila addetti ma senza grandi capacità finanziarie.

 

Ad esempio nel caso di un intervento di piccola entità – sostituzione caldaia, intubamento, messa in servizio, ecc. – ipotizziamo con una spesa di 4.000 euro, l’opzione prevista dal Decreto crescita, cioè il riconoscimento al cliente di uno sconto pari al 65% dell’importo, produce l’effetto evidente di generare nell’immediato un mancato incasso per l’installatore e quindi un’anticipazione di circa 2.800 euro. I fornitori e i dipendenti devono invece essere pagati per intero e subito. Provate a moltiplicare questo mancato incasso per “n” interventi e capirete che le imprese non potranno in alcun modo sostenere tale misura.

 

Per questi motivi oltre 60 imprese associate a CNA del settore impiantistico, (ma anche legno e arredamento) hanno avviato un procedimento amministrativo davanti alla Commissione europea e all’Autorità garante della concorrenza ed il mercato affinché venga accertata l’illegittimità dell’art. 10 della L. 58/2019 (Decreto Crescita) per violazione del diritto comunitario e/o nazionale della concorrenza.

 

“Il provvedimento varato dal Parlamentoha dichiarato il presidente CNA Installazione Impianti, Carmine Battipaglia – ci ha convinto a mobilitarci a tutela delle piccole imprese. D’intesa con la Confederazione ci siamo attivati per ricorrere sia all’Antitrust che alla Commissione europea per ottenere la cancellazione dell’articolo 10 che riteniamo un tentativo di favorire la concentrazione del mercato della riqualificazione energetica nelle mani di pochi operatori, con conseguente alterazione della concorrenza, rappresentando un indebito aiuto di Stato per le grandi imprese a danno delle piccole e medie”.

 

Proviamo ad immaginare questa simulazione anche su interventi di sostituzione di finestre o sulla posa di cappotti isolanti. Perché il problema non riguarda solo il settore dell’installazione degli impianti ma tutto il settore specializzato della filiera dell’edilizia.

 

Per il cittadino, qualcuno dice, sarà però un beneficio. Anche in questo caso va rilevato che non sarà così. Per poter continuare a lavorare le imprese saranno ovviamente costrette a raddoppiare se non triplicare i costi. Naturalmente andranno fuori mercato e avranno il via libera le aziende a fortissima capitalizzazione con forti capacità finanziarie e tante tasse da pagare allo Stato.

 

Quindi poche, pochissime, saranno le società che potranno sopportare un carico del genere e il mercato si orienterà, probabilmente, verso le grandi società di vendita dell’energia e la grande distribuzione.

 

Con buona pace, tra le altre cose, della liberalizzazione del mercato dell’energia. Se la caldaia la compro, magari in comode rate in bolletta, cedendo il credito al fornitore di energia, per cinque anni devo restare legato a questo fornitore.

 

La ulteriore cessione del credito ai fornitori di beni e servizi, introdotta in “zona cesarini”, almeno dalle nostre prime verifiche non sembra interessare: nessun fornitore si accollerà né il credito né gli oneri finanziari e burocratici legati a questa pratica perché, in generale, nessuno di essi ha una tale capacità di assorbire il credito di imposta che gli verrebbe riversato dai propri clienti.

 

Chiuderanno invece le imprese specializzate del territorio che hanno investito in formazione, che tanto devono fare per la sicurezza e per il risparmio energetico. Speriamo che non si blocchi mai la caldaia o non ci siano perdite d’acqua o non salti il contatore, perché a questo punto “vallo a trovare un bravo idraulico o un bravo elettricista”.

 

Noi non ci diamo comunque per vinti fra poche settimane, ci sarà la discussione sulla legge di Bilancio 2020.

 

Ne riparleremo.

Ne parleremo in modo approfondito alla riunione di lunedì 8 luglio in CNA Varese.

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